Dei Drow delle Flanaess: Storia, Cultura e Nazione

"Puri, senza macchia e totalmente malvagi. Come è sempre stato, è oggi, e sempre sarà. L’esterno rispecchia l’interno, creature di un paradosso realizzato in un bianco e nero assoluto…"
— Brano dalle Cronache delle Stelle d’Estate di Olven, Volume IV.

Tutto sembrava tremolare e risplendere, spire di serpentino, malva, cinabro, ambra, lilla, azzurro e turchese… ondeggianti come… tentacoli? ... proprio mentre silenziose urla e grida sembrarono echeggiare in sottofondo, insieme allo strano salmodiare e cantare che pareva arrivare da ovunque e da nessun luogo… l’Occhio apparve al centro di tutto quello, prima di svanire…
Eclavdra emerse dalla sua trance, mettendo da parte la polvere di loto per un altro giorno. Si guardò attorno come ancora in un sogno, il suo sguardo che scorreva sulle contorte e perverse decorazioni della sua camera, le favolose gemme e i metalli che decoravano l’intera scena, tutto ciò che si fondeva intorno a lei e la piazzava al centro di Erelhei-Cinlu. Regina della Volta, Regina dei Drow.
Pura, incontaminata e assolutamente malvagia.
Pelle eburnea, capelli bianchi e occhi debolmente scintillanti erano parte di una stupenda figura alta a malapena un metro e mezzo, con un volto paragonabile a quello di una dea e occhi che erano degli eterni pozzi di dissolutezza, promessa, sadismo e attrazione contemporaneamente. Era abbigliata con le vesti sacerdotali del suo ufficio del Dio Elementale Anziano, suo patrono e dio della Volta.
Gli occhi di Eclavdra abbandonarono la scena, tornando lentamente alla realtà. Inizialmente vide nuovamente l’Occhio, chiedendosi se fosse davvero arrivato… ma no, c’erano due di quegli occhi, e risplendevano con la scintilla della gioventù, delle tenebre che non hanno ancora tirato fuori il meglio di loro.
Choulterina, sua figlia ed erede al trono. Sempre sospettosa nei confronti di chi aveva intorno a se, Eclavdra aveva preparato diversi incantesimi di avvertimento che la svegliassero se qualcuno si fosse avvicinato a lei con cattive intenzioni, ma non si erano attivati. Choulterina non stava tentando di usurpare il suo trono… questa volta.
”Che cosa vuoi, figlia?” chiese lentamente, con voce calma e dolce e tuttavia dura e fredda come il diamante allo stesso tempo.
”Parlami del nostro popolo, madre” rispose Choulterina. “Parlami dei drow.”
”Lyme ha forse trascurato la tua educazione?” domandò Eclavdra, riferendosi al suo consorte e padre della ragazza.
”No, madre. Ha fatto come gli hai ordinato. Desideravo soltanto sentire la storia da te, per comprendere da dove veniamo, e chi siamo. Tu, la Regina dei Drow, Regina della Volta.”
Eclavdra osservò la figlia freddamente, sospettando sempre qualcosa. Non era sopravvissuta a quattro secoli di vita senza essere sempre allerta e sempre tesa. Ma non c’era niente là stavolta, salvo un onesto desiderio di conoscere e imparare.
”Molto bene, allora” decise Eclavdra. “Ti racconterò della nostra razza e di chi noi siamo, e tu imparerai la verità del tuo lignaggio.”
“Noi drow siamo di statura simile agli elfi, di norma poco sopra il metro e mezzo di altezza. I nostri capelli sono perfettamente bianchi, la nostra pelle è puramente nera, e i nostri occhi sono color malva o viola. Le nostre voci sono melodiose, seppure affilate e fredde, e ci muoviamo con grazia e facilità, poiché siamo perfettamente a nostro agio nelle tenebre, sebbene si preferiscano le luci oscure della nostra dimora alle notti scure come la pece delle lande sotto Oerth. Noi abitiamo sempre sotto la superficie del mondo, per molte ragioni.”
“Quali sono?” Chiese Choulterina.
”Ci arriverò in seguito,” rispose Eclavdra. “Abitiamo in grandi caverne e grotte simili a queste, facendo di esse la nostra casa e reclamandole come nostre Volte. Molto spesso scegliamo caverne dove possiamo coltivare i funghi, fonte essenziale di nutrimento per noi, che sono situate vicino ad altri insediamenti, che possiamo razziare o dove possiamo commerciare con i nostri vicini all’occorrenza, e che sono vicine a fonti d’acqua.”
”In queste caverne noi costruiamo le nostre città, insieme alle ville mercantili per i vari clan e casati di rilievo che detengono il potere nella Volta. Ogni villa è mantenuta isolata, ben distante dalle altre e dalla città, poiché le famiglie dell’elite non si fidano le une delle altre, e a ragion veduta. Il palazzo o il tempio della fazione dominante viene esso stesso tenuto ben a distanza dal resto della Volta e può essere raggiunto solo attraverso un singolo tunnel che porta in una caverna completamente nuova, intagliata nella roccia stessa se necessario. Noi isoliamo i palazzi del potere per bloccare le invasioni da parte delle casate e delle fazioni minori, così che i governanti possano mantenere il loro potere.”
”Noi adesso abitiamo in quello che una volta era il Fano di Lolth, vero?” Chiese Choulterina.
Eclavdra annuì.
”Allora come siamo riusciti a sottrarne il controllo alle sacerdotesse di Lolth?”
”Con estrema facilità, bambina,” scherzò Eclavdra. “La nostra società è dominata dall’intrigo. Sul gradino più basso della nostra scala sociale ci sono gli schiavi: persone di ogni razza che sono o catturate da noi o acquistate col commercio, fatte per darci forza lavoro, piacere e sacrifici per i nostri dei. Sopra di loro ci sono i drow comuni, che sono gli abitanti regolari della nostra società. Ancora più in alto di loro ci sono le varie casate e fazioni dominanti, quei nobili le cui famiglie sono le più forti in ciascuna data Volta.”
“Le più potenti famiglie nobili, il clero e la società dei guerrieri sono le fazioni che governano la società dei drow, cospirando e alleandosi tra loro costantemente per aumentare il loro potere. La più forte tra tutte queste fazioni diventa la padrona della Volta, e può a sua volta essere deposta da un’altra fazione. Le alleanze sono fatte e disfatte, tradimento e odio abbondano. Questa è la via dei drow.”
Choulterina annuì.
”Sono sempre le donne a governare queste fazioni. Le donne drow sono le governanti delle casate nobili, delle accademie combattenti e del clero. Gli uomini possono avere posizioni di autorità, ma non governano mai una casata o un’accademia per conto loro. Gli uomini vengono di solito avviati allo studio della stregoneria o seguono un cammino marziale, mentre le donne,” ridacchiò a questo, “possono seguire qualsiasi cammino desiderino.”
Choulterina chiuse i suoi occhi prima di evocare una serie di sfere luminose multicolore che danzarono nella luce scura. Muovendo le sue dita, le luci danzarono e scattarono secondo il suo volere, finché non le fece spegnere.
”E da dove nascono i nostri poteri innati?” Chiese.
”Ci sono due fonti di vita in questo mondo,” spiegò Eclavdra. “La prima è il sole, al quale è adattata la maggior parte delle creature. È la fonte di vita per quelli che abitano la superficie del mondo. L’altra fonte è il faerzress, come lo chiamano alcuni dei nostri saggi, quella radiazione che emana dal centro dell’Oerth e ci dona i nostri poteri speciali, così come le proprietà speciali che le nostre armi e armature possiedono.”
“Noi guadagniamo i nostri poteri da questa radiazione?” Chiese Choulterina.
”Quasi certamente,” rispose Eclavdra. “Noi stessi non siamo creature magiche, né sono incantate le nostre armi o armature. Se perdiamo contatto con queste radiazioni, i nostri poteri si affievoliranno, così come i poteri delle nostre armi e armature. Dobbiamo ritornare a esse per rinvigorire la forza delle nostre capacità. Se non lo facciamo, esse scompariranno, sebbene possano ritornare se ci esponiamo di nuovo alle radiazioni.”
“E cosa puoi dirmi di questo sole?” Chiese Choulterina. “Dicono che nessun drow che tenga alla propria vita vorrebbe vedere il sole… perché?”
“Le radiazioni dall’Oerth sono l’antitesi delle energie che provengono dal sole,” spiegò Eclavdra. “Proprio come le nostre armi e armature avvizziscono e vengono distrutte a contatto col sole, così succede a noi. Noi siamo stati irrimediabilmente cambiati dal nostro contatto con esse, avendo vissuto e procreato per così tanto tempo sotto l’Oerth. saremmo letteralmente bruciati vivi dai raggi del sole.”
“Si può dire lo stesso di qualsiasi razza delle profondità dell’Oerth che si è adattata alle tenebre, sebbene esseri della superficie, come umani e nani, possano andare e tornare liberamente, assorbendo un po’ della nostra energia prima di ritornare alle loro terre. È solo quando nascono dei bambini, quando vengono creati insediamenti permanenti, che i nostri corpi si assuefanno alle radiazioni. Se un umano dovesse passare la sua intera vita qui, potrebbe ritornare alla superficie senza dolore, ma se dovesse avere un bambino, quel bambino non potrebbe mai tornare alla superficie…”
“Così le imprese di Drizzt Do’Urden sarebbero impossibili?” Rise Choulterina, riferendosi al semileggendario drow del distante mondo di Abeir-Toril.
“Quasi certamente,” ridacchiò Eclavdra di rimando. “Nessun drow di Oerth può passeggiare sulla superficie e vivere, a meno che non prenda precauzioni per bloccare qualunque minima esposizione al sole che potrebbe minacciarlo.”
“Questo influenza come ci considerano le altre razze?” Chiese Choulterina.
“Non molto,” rispose con calma Eclavdra. “Sono le nostre abitudini di schiavizzare e saccheggiare che ci attirano addosso l’odio da parte degli altri abitanti sotto la superficie di Oerth, nonostante alcuni di loro commercino con noi quando è necessario. Le nostre tattiche in battaglia sono imprevedibili perché noi operiamo come individui, e solo raramente come squadre organizzate. I drow non hanno remore ad abbandonare la scena di una battaglia se tutto è perduto, senza alcun riguardo per il destino dei loro simili.”
“Questo succede anche nei raid sulla superficie? Che cosa pensano di noi gli umani e le altre razze?”
“Siamo i nemici assoluti degli elfi di superficie,” rispose freddamente Eclavdra. “Nessun individuo di una razza sopporterebbe che l’altra viva. Per gli altri, e anche per molti degli elfi stessi, siamo un mito. Non credono alla nostra esistenza, credendoci meramente delle leggende per spaventare i bambini ribelli e farli obbedire ai genitori. Potrebbero dire ‘non andare nel bosco o i drow ti prenderanno!’ o ‘smetti di piangere o i drow ti sentiranno!’, o ‘mangia i tuoi piselli o lo dico ai drow!’” Rise malignamente.
”Pazzi,” rise Choulterina. “Così dunque nessun umano conosce la verità?”
“Alcuni la conoscono,” sorrise Eclavdra. “Come gli avventurieri che io spinsi a distruggere il Fano di Lolth, o i Signori degli Schiavi del Pomarj, o alcuni dei più eruditi maghi e saggi delle lande di sopra. Ma in tutti gli altri casi, noi siamo leggenda e mito… e in verità questo si accorda con i nostri scopi.”
“Noi colpiamo in piena notte, eliminiamo ogni resistenza e non lasciamo alcuna traccia di chi o cosa ha colpito nel pieno della notte. Gli umani superstiziosi possono solo immaginare e temere qualunque misterioso orrore abbia fatto di loro le sue prede…” sorrise malignamente, e Choulterina rispose spontaneamente.
“E cosa puoi dirmi della nostra storia?” Chiese Choulterina.
“È un racconto affascinante, devo ammetterlo,” rispose Eclavdra. “Secondo tutti i resoconti, gli elfi nacquero quando il mondo era giovane, emersi dal sangue di Corellon Larethian” chiese perdono per aver pronunciato il nome “sparso durante la sua battaglia col dio degli orchi Gruumsh. Cercando vendetta per la sconfitta del suo signore, Yurtrus, il dio orchesco della malattia, toccò in segreto una parte di quel sangue, avvelenandolo con la sua malvagità. Lo avvelenò, ci defecò, ci sanguinò, corrompendolo completamente e irrevocabilmente.”
“Allora perché non adoriamo Yurtrus?” Chiese Choulterina.
“Perché la demonessa Lolth, sovrana delle Fosse delle Ragnatele Demoniache, stava cercando un popolo che la adorasse e le desse potere, come avevano fatto i suoi rivali Orcus e Yeenoghu. Lei riunì presso di se gli elfi corrotti, inquinati, e fece di se la loro patrona. Molte delle loro caratteristiche intrinseche le piacevano ed erano anche le sue, così fu una combinazione naturale. Ma Lolth era un demone geloso, e temeva che un qualsiasi drow avesse più potere di lei sulla sua gente. Lolth era dispotica, sempre impegnata a cercare di rendere le sue sacerdotesse la fazione dominante in ogni Volta che i drow fondavano.”
Eclavdra bevve un sorso d’acqua prima di continuare.
“Lei scacciò molti dei suoi stessi adoratori, e così il suo clero fu spesso forzato a competere con le casate nobiliari e le gilde di guerrieri e maghi per il controllo di una volta drow. Alcuni drow complottarono contro il clero e si rivolsero all’adorazione di altri dei.”
“Intendi come abbiamo fatto noi?” Chiese Choulterina ironicamente.
“Certamente, bambina,” sorrise Eclavdra. “Nella mia gioventù, appena presi il controllo della Casata Eilservs, la resi la più potente casata nobiliare e la più grande delle fazioni in tutta Erelhei-Cinlu, subito dopo le sacerdotesse di Lolth stesse.”
“Da molto tempo avevo cominciato a detestare il controllo e il dominio di Lolth e desideravo divenire Regina di tutti i Drow entro questa Volta. Così, questo fu il motivo della mia alleanza con Snurre Pancia di Ferro, quello stupido ma carismatico gigante del fuoco… per stabilire un regno fantoccio nel mondo di superficie e diventare così potente per queste conquiste che nemmeno le sacerdotesse di Lolth avrebbero potuto fermarmi.”
“Ma che accadde dopo di quello?” Si accigliò Choulterina.
“Oh, fui ostacolata,” rispose realisticamente Eclavdra. “Gli umani e le loro razze alleate sono molto più ricchi di risorse di quanto tu possa aspettarti, Choulterina. Un gruppo di avventurieri invase i possedimenti di tutti i miei giganti alleati, sconfiggendoli… ma ovviamente io cambiai la sconfitta in opportunità.”
“Io adescai gli umani per farmi seguire indietro fino a Erelhei-Cinlu, dal momento che non sapevano come e quando avrei colpito nuovamente ed erano consci che avrebbero dovuto sistemarmi. Io ero consapevole di ciò, naturalmente, e li spronai a seguirmi. Quando giunsero a Erelhei-Cinlu, li imbrogliai facendogli credere che le sacerdotesse di Lolth fossero responsabili dei raid e li manipolai per fargli colpire il Fano di Lolth, il tempio principale della demonessa nella nostra Volta. Essi ebbero successo, uccisero la sacerdotessa al comando e bandirono Lolth stessa giù nelle Fosse delle Ragnatele Demoniache… e ora eccomi qui, Regina di tutti i Drow e signora di tutto ciò che vedo.”
“Geniale!” Ridacchiò Choulterina. “Perduti sono coloro che-“
Il volto di Eclavdra arrossì per l’ira e schiaffeggiò Choulterina.
“Non dirlo di nuovo, mai più!” Urlò Eclavdra a sua figlia. Choulterina arretrò, sconvolta e spaventata.
“Madre, io…”
“Non credere mai che perduti sono coloro che credono di capire le intenzioni dei drow. I nostri simili su Toril lo dicono ed è una delle loro maggiori debolezze. È una delle maggiori debolezze del nostro popolo: sottovalutano i loro avversari e finiscono uccisi per la loro stupidità, perché ritengono i loro nemici troppo stupidi o incapaci per essere da loro sconfitti. Più di un generale elfo scuro è stato ucciso da goblin e orchi per simili idiozie!” Tuonò Eclavdra.
“Allora, cosa…” farfugliò Cholulterina.
“Ricorda questo, se non ti ricordi nient’altro… perduti sono quei drow che lasciano che la loro arroganza abbia la meglio su di loro. Abbiamo sofferto molte sconfitte negli anni, esattamente per quella ragione. Abbiamo perso più guerre contro nani e goblin di quante ne possiamo contare,” disse Eclavdra severamente.
“Capisco,” replicò Choulterina, nuovamente calma. “Che altro si dovrebbe sapere di noi?”
“Al contrario dei nostri simili su Toril, noi siamo puramente, completamente e perfettamente malvagi,” replicò Eclavdra. “Nel nostro mondo di Oerth, un drow buono è letteralmente una bizzarria, un’aberrazione, una cosa innaturale. Non ci sarà nessun Drizzt Do’Urden, nessuna Eilistree, niente del genere. Siamo puramente malvagi, sgradevoli, corrotti, e lo siamo stati sin dall’alba dei tempi quando Yurtrus inquinò le nostre anime.”
Choulterina sogghignò.
“E ne siamo orgogliosi.”
“Un’ultima domanda, Madre,” terminò Choulterina. “Il Dio Elementale Anziano che adoriamo… è vero che è il Signore Oscuro, il Temibile Tharizdun?”
Eclavdra scoppiò a ridere.
“Che totale assurdità! Noi siamo malvagi, ma non siamo pazzi,” Eclavdra rimbrottò sua figlia. “Il Dio Elementale Anziano e il Signore Oscuro non sono assolutamente la stessa cosa. Ogni saggio che asserisca ciò è uno sciocco.”
Choulterina diede un sospiro di sollievo e si unì alla risata di sua madre.

Traduzione dell’articolo “On the Drow of the Flanaess: History, Culture and Nation” pubblicato su Canonfire.
Autore: CruelSummerLord
Traduzione: Corrado Mad_Master Castriconi
Revisione: Erica Dees Faverio Margoni