Il 5°Clone



Il memoriale di Geremia - Parte 3

 Il mago è veramente morto?

Facemmo i turni anche quella sera, ma la maggiore parte degli uomini si rintanò nella casa del viandante a mangiare le sue "deliziose" torte.

Cercammo in tutti i modi di fargli confessare che lui era il famoso "mago", al che si voltò e ci disse:" Una volta qui c'era un mago, ma è morto molto tempo fa ed io ho preso la sua casa!"

Morto? Poteva essere vero?

Un colpo di fulmine, fu così che il "grande mago" era morto...

I nostri sogni si infransero di colpo e ritornammo alla dura realtà, non potevamo chiedere aiuto ad un morto (o potevamo?).

Il viandante ci mostrò tutto quello che era appartenuto a Ratinus, compreso un anello d'ottone (che io pagai una moneta d'argento!), senza poteri! Io guardai con molto interesse la sua pipa, era intagliata e rappresentava il volto di uno strano essere: "di fantasia" come aggiunse il viandante. Non molto convinto cercai di cavargli qualcosa di più dalla bocca, ma mi fu ripetuto fino alla nausea " DI FANTASIA" !!! Al che decisi che la mia testardagine non mi avrebbe portato molto lontano ed ingoiai il rospo!

Trovammo piuttosto interessante il libro di botanica, trovammo molte cose che non conoscevamo, ma non molto di più...

Quella sera dormimmo lì e il mattino successivo facemmo incetta di torte e partimmo. Fortunatamente i carri non erano sprofondati nel suolo e riuscimmo a riprendere il viaggio, solo che per tutto il tempo ci rimase l'idea che doveva essere lui il mago!

Poco prima della foresta vi era un villaggio, dove avevamo saputo che il viandante andava a vendere le sue torte... mandammo in avanscoperta Duccio e Lapo, non volevamo che tutti ci vedessero arrivare con i carri!

Qualche tempo più tardi ci raggiunsero e scoprimmo che c'era effettivamente qualcosa di bizzarro in quel viandante, perché nessuno al villaggio lo conosceva o ne voleva parlare...

Lapo e Duccio vollero andare a controllare... presero due cavalli e tornarono in dietro, mentre noi a passo di lumaca procedemmo.

Un'altra notte passò e questa volta fui io a vedere il bagliore blu, ma non riuscii a capire da dove provenisse, se dal nostro stendardo o dal carro...

Qualche ora più tardi ancora non avevamo notizie, il nostro vice Skyna non sembrava preoccupata comunque. All'improvviso un lampo davanti a noi di luce bluastra, la strada scomparve e apparirono invece Duccio, Lapo e il viandante... Lapo ci urlò:" E' lui RATINUS!!"

Io, Porfirio e Costanza caricammo le balestre e l'arco : "Chi siete voi che comparite in questo modo?"

Lapo rimase un pò attonito :" Sono io, non mi riconosci?"

Lapo non aveva l'usanza di andarsene in giro materializzandosi dal nulla, potevo essere sicuro che fosse lui? "Dimostramelo!"

Solo l'intervento di Skyna sbloccò la situazione, ma per molto tempo credetti che il vero Lapo dovesse essere in difficoltà da qualche parte, mentre il suo sosia aspettava il momento buono per ucciderci tutti!

Ratinus ci parlò un pò e ci disse che ci avrebbe accompagnato fino al villaggio nel bosco, ma non oltre, perché non voleva interferire con gli Elfi... gli Elfi, è vero, la parte della foresta che volevamo attraversare era controllata da loro; mi ricordo che a Taonya cercammo di contattare l'ambasciatore, ma era già partito...

In effetti l'unica speranza che avevamo era che i banditi avessero paura degli elfi e non ci seguissero fin lì. Ma poi chi ci avrebbe protetto dagli Elfi?

Una brutta bestia

Ci fermammo all'interno della foresta, mettemmo in circolo i carri e ricominciammo con i turni... Gaio insistette più di una volta per fare un giro di perlustrazione da solo... tutti noi (un pò per diffidenza, un pò per esperienza), decidemmo che fosse troppo pericoloso;  a Gaio non piacque la nostra risposta, ma obbedì.

Anche quella sera comparse la luce bluastra, ma questa volta chiamai Ratinus per avere un suo parere... "Deve essere una qualche forma di barriera, molto potente, chi l' ha fatto ci ha speso molto tempo, almeno tre settimane!". Questo mi rincuorò, almeno non era un occhio malvagio che spiava il contenuto dei carri,..., ma perché proteggere un carro che non trasporta valore? Perché l'Esarca  vuole che gli portiamo lo stesso lo scrigno? Un dubbio atroce mi assalì... e se stessimo trasportando il vero tesoro? Non ebbi molto tempo per pensare, all'improvviso il silenzio piombò su di noi... dopo alcuni secondi i cavalli cominciarono ad essere irrequieti e i cani ad abbaiare...

Senza pensarci due volte montai su uno dei carri per meglio vedere cosa stesse succedendo, mentre le guardie cominciarono a spegnere il fuoco, temendo un' agguato con arcieri. In lontananza un rumore greve fece tremare il suolo, erano i passi di un animale insolitamente grosso!

Nell'oscurità della notte intravidi un'orma grossa almeno quanto uno dei nostri carri, feci per prendere la mia balestra, ma mi resi conto di avere lasciato i dardi sul carretto. Cercai di chiamare Yorik e di ordinargli di andare a prendere i dardi per tutti, Lapo intanto aveva preso i cavalli e li aveva spostati al centro dell'accampamento. Fu in quel mentre che l'animale cambiò direzione, voleva i cavalli! Non potevamo permettergli di togliercene uno solo o saremmo rimasti impiantati lì per sempre!

Ratinus si mise al centro e cominciò a spargere una polvere a terra, Gaio con il suo scudo gli si piazzò davanti a difesa. Fu in quel momento che vedemmo il nostro nemico: un "GRIFONE".

Appena questi cercò di varcare i carri una barriera si materializzò e lo bloccò fuori, Ratinus ci stava difendendo; caricammo le nostre armi, Duccio ebbe la buona idea di scaldare i dardi nella brace, cercammo quindi di colpirlo... non riuscimmo neanche a scalfirlo, i nostri dardi rimbalzavano.

Gaio a questo punto caricò, con l'intento di infilzare la sua spada sotto il mento del Grifone, un atto eroico, ma molto pericoloso; infatti cadde prima di uscire dalla barriera, rimanendo a metà. Il Grifone, forse per sesto senso, lo utilizzò per attraversare la barriera stessa, come varco. Con un solo salto mi superò e atterrò al centro dell'accampamento, fu il panico.

Solo Costanza sembrava riuscire a ferirlo con i suoi dardi d'acciaio. Eravamo presi dalla paura e dall'impotenza, sembrava un essere immortale, quando all'improvviso Larzia gli squarciò un fianco con la sua spada. Avevamo trovato il suo punto debole, scoccai un dardo avvelenato all'interno della ferita (più volte a dire il vero perché non riuscivo a centrare il bersaglio), sembrava fatta! Pochi secondi e il veleno avrebbe fatto effetto... ancora qualche secondo... troppi secondi, la dose non era adatta a quella bestia.

Il Grifone per risposta uccise una delle guardie in un sol colpo ed in un modo orribile!

Ordinai a Molly di attaccarlo alla gola, così da cercare di fermarlo; mentre Molly lo serrava vidi che anche Didimo con il suo YapYapYap cercava di fare del suo meglio, non so come, ma lo vidi volare sopra la testa del Grifone e cercare di mordergliela (come fa un cane a saltare così in alto?).

Continuammo così per un'eternità, quando Larzia infilzò il Grifone con la sua spada un secondo prima che Porfirio (salito su un carro) non gli piombasse addosso sferzandogli un colpo d'accetta.

Sconvolti, ma ancora in vita (non tutti) ci guardammo in torno in attesa che altri ne uscissero fuori, ma per quella notte fu tutto! 

I banditi!

La mattina arrivò presto, eravamo tutti troppo stanchi per riprendere il viaggio e dovevamo seppellire il nostro compagno, presi dal Grifone una piuma (diverse a dire il vero) e ci adornai il mio stemma. Una forma di esorcizzazione della paura.

Mentre eravamo tutti intenti a sistemarci delle voci ci distrassero:"Ola, mi nobre es Muerte, o la borsa o la..." non finì la frase perché si accorse di non essere di fronte ai soliti passanti; lo vidi assieme al suo gruppo indecisi sul da farsi, o meglio sul quando scappare a gambe levate; mi avvicinai e gli dissi: "Tu muerte, lui morto" ed indicai la immensa carcassa di Grifone.

Impallidì di colpo, lui e i suoi quattro scalzacani.

Al che Duccio si fece prendere dal panico e cominciò a fracassare la carcassa del Grifone come un folle, urlandogli e imprecando contro. Sporco di sangue e di schegge d'osso si avvicinò a Muerte e gli urlò "COSA VOLETE?"

Muerte indietreggiò e fece per andarsene, scusandosi di averci disturbato...

Lapo da lontano gli urlò:" Hey... Marta! Aspetta!"

"Muerte... si direbbe Muerte" con tutta l'umiltà possibile.

"OK Marta" continuò Lapo" dimmi, che cosa volevi?"

"OK, ok, ecco questo è tutto quello che abbiamo..." e ci consegnò qualche moneta d'argento, sperando così di comprarsi la vita...

Lapo continuò"Senti, Marta, saremmo stanchini, portaci al tuo covo, così che possiamo rifocillarci!"

Marta non osò rifiutare... ci spostammo con tutti i carri, perpendicolarmente alla strada fino ad arrivare ad una specie di collina; su di un fianco un'apertura, una piccola grotta.

Entrammo e notammo che doveva trattarsi di un antico altare dove si erano officiati strani riti, le pareti erano piene di disegni e il soffitto era coperto di stelle, le cui costellazioni non conoscevamo.

Dopo un pò di tempo ci rendemmo conto che si dovesse trattare di una tomba, ma dove era il morto? La caverna continuava, fino ad un salone.

Controllammo bene e notai che la porta che dava al salone era una specie di saracinesca, quindi prima di inoltrarci tagliai un tronchetto d'albero e lo misi al di sotto dello stipite, così da evitare eventuali trappole.

Ordinammo a Muerte e ai suoi di dedicarsi a qualcosa di più salutare e più legale e li lasciammo andare via senza armi! Così avemmo più libertà per controllare la caverna. Fin dal momento in cui li vedemmo partire per la foresta, sapevamo che avrebbe eseguito alla lettera il nostro ordine!

In fondo alla sala una statua. Porfirio e Skyna la analizzarono a fondo, doveva nascondere un congegno, difficile da trovarsi... Un CLICK e la statua si spostò di lato. Una scala a chiocciola scendeva per molti metri e ci costringeva a procedere in fila per uno.

Alla fine della scala una sala immensa, una tomba degna di un re, o meglio un imperatore.

Migliaia di soldati imbalsamati facevano la guardia al corpo del loro re... Ratinus ci guardò e disse:"E' meglio che non tocchiate nulla, non sembrano essere del tutto morti!"

La sensazione era infatti di essere osservato da migliaia di occhi ... vivi!

Ispezionammo un pò la cripta e notammo subito che il corpo del re era ancora intatto, dopo migliaia di anni era ancora intatto. Tutti gli altri in effetti dimostravano un migliaio di anni!

Una sola statua, di un uomo, d'altra parte della stanza, con a terra l'unico vero cadavere, oramai quasi polvere...

Rendemmo gli omaggi e portammo anche il nostro stendardo con il falco impagliato sopra, dopodiché uscimmo e andammo a riflettere sul da farsi.

Decidemmo che non dovevamo dire a nessuno di quella scoperta, era stato lì per tutto quel tempo sarebbe, rimasto lì altrettanto tempo. Rientrammo uno ad uno ad omaggiare il re. Skyna e Duccio ricevettero un dono!

A Skyna uno scudo che a vederlo non avrebbe fermato nulla (perché in effetti era come aperto al centro e ci si poteva mettere la mano dentro) e a Duccio una specie di bacchetta blu elettrico.

Cancellammo le nostre tracce e quelle della statua, così da non fare capire il meccanismo e ce ne andammo.  

Un agguado!

Riprendemmo il viaggio, sapevamo che all'interno della foresta, prima della regione elfica, doveva trovarsi ancora un villaggio umano. Procedemmo quindi all'interno della selva; d'altronde non potevamo fare altro, la strada era così stretta che non avremmo potuto girare i carri.

Continuammo tutto il giorno, cercando di allontanarci il più possibile dal Grifone, temendo che ce ne fossero altri.

Qualche giorno dopo eravamo finalmente arrivati al villaggio, Ratinus decise che non poteva andare più lontano; ci diede un oggetto e uno solo di noi lo avrebbe potuto utilizzare, sarebbe servito a chiamarlo. Solo che non ci disse quale era l'oggetto e chi lo avrebbe potuto usare. Poco prima di sparire in una luce azzurrina, ci consigliò di non passare per il ponte (anche perché i carri non ce l'avrebbero fatta), ma di seguire il fiume verso sud, dove avremmo trovato un guado utilizzato dai cacciatori del luogo!

Cercammo nei nostri zaini e trovammo qualcosa che non apparteneva a nessuno, Porfirio lo tenne da parte.

La gran parte di noi rimase ai carri, mentre Duccio e Lapo andarono a fare rifornimenti. Fuori dal villaggio incontrammo un uomo, piuttosto ben impostato, sicuramente non un contadino. Ci chiese se lui e la sua famiglia si potesse unire a noi per il viaggio, lo avvisammo che forse sarebbe stato ancora più rischioso venire con noi, piuttosto che andare da solo... per lui non sembrò essere un problema.

Era un armaiolo, il suo carro era una fucina funzionante, si stava trasferendo con tutta la famiglia verso il Nord, verso i nuovi territori. Era un colonizzatore!

Mentre Duccio era ancora nel villaggio, cercammo di apprendere qualcosa sul come riparare le armi. Nessuno di noi fu capace di capirci qualcosa...

Quando il nostro capo tornò con i viveri, decidemmo di ripartire subito, anche perché Duccio stesso non si sentiva molto al sicuro in quel luogo...

Riprendendo il viaggio  e giungemmo presto al ponte, voltammo verso Sud come ci aveva detto Ratinus e nella mia testa una vocina mi disse:" GUADO--AGGUATO!" (regola).

Sapevo benissimo che sarebbe potuto succedere qualcosa, per questo mi misi sul primo carro accanto a Duccio (bisticciando sempre, naturalmente).

Non ci volle molto che giungemmo al guado. Decidemmo che saremmo passati uno per volta, di modo da non trovarci tutti nell'acqua se fossimo stati attaccati...

Giusto quando arrivai con il primo carro sul lato opposto, scorsi una figura umana correre nella selva... mi alzai con la balestra già pronta e urlando scoccai un dardo avvelenato (non mi passò neanche per un secondo che non potesse essere un bandito!). La figura si accasciò al suolo (non riuscii a capire se era morta, ma se lo avevo preso non aveva scampo!).

In quel preciso istante, una pioggia di dardi piovve dal cielo; erano sugli alberi!

Un solo dardo mi colpì, scheggiando il mio preziosissimo Tower! Non gliela avrei mai perdonata!

Notai comunque dal numero di frecce scoccate che dovevano essere una trentina e tutti con una pessima mira, perché al primo assalto riuscirono ad atterrare solo un cavallo e non ferirono NESSUNO! Una voce (quasi eterea!) imprecò, come se gli stessi Dei si stessero contendendo le nostre vite e la Sorte era dalla nostra!

Scesi dal carro impiantando per terra il Tower, riparato così da un lato dal carro e davanti dallo scudo ricaricai e cominciai a scoccare, canticchiando "LADRI... legittima difesa, trallalà, trullalà!"

Mi voltai verso Duccio, che era chino sulla sua bacchetta e all'improvviso partì come un fulmine verso gli alberi, riuscivo appena a vederlo...

Porfirio partì all'attacco con la sua accetta, e cominciò un corpo a corpo con uno dei banditi, atterrandolo... nel mentre di colpirlo una lancia si conficcò nel corpo del bandito. Dapprima credetti che fossero i banditi ad ucciderlo, poi mi accorsi che dall'altra parte del fiume i figli dell'armaiolo si erano organizzati, il piccolo aveva allineato le lance conficcandole a terra, mentre il maggiore le scagliava con una precisione incredibile...

Duccio intanto era già salito su di un albero e si divertiva a buttare giù (come pere mature) i banditi, saltando di albero in albero. Io continuai a scoccare, a dire il vero non vedevo se riuscivo a ucciderli, ma il numero dei corpi che cadevano era impressionante.

Fu in quel mentre che dall'altra parte del fiume il rumore di cavalli al galoppo mi fece voltare... CAVALIERI caricavano gli altri carri...

Prima dello scontro Costanza e Lapo ebbero il tempo di farne fuori un paio. Vidi Larzia essere trafitta e la detti per spacciata, ma per fortuna si rialzò dopo qualche secondo. Gaio affrontò un altro cavaliere che impiantò la sua lancia per terra e si proiettò da solo contro uno dei carri, non sopravvisse.

Non potevamo aiutarli, dalla nostra parte le frecce e i dardi continuavano a piovere, senza però mietere vittime...

Vista la situazione voltarsi a loro sfavore, i cavalieri batterono in ritirata; anche gli arcieri scapparono, lasciando solo i cadaveri dei loro compagni, non trovammo un solo ferito.

Frugammo per cautela tutta la selva, ma sembrava che fossero effettivamente scappati; per terra su di un cespuglio muschioso trovai "il bello addormentato", Duccio. Sembra infatti che la sua bacchetta prenda tutta l'energia di chi la utilizzi, sfinendolo... ma per questo avevamo la soluzione... IL TONICO!

Notammo che tutti i morti avevano un anello di bronzo, nel cui  interno era inciso una foglia d'edera, doveva essere una qualche forma di setta... Alla fine ne contammo trenta e questi erano solo quelli che avevamo ucciso!

Prendemmo i cavalli che ci rimanevano i portammo i carri un pò più lontano, più tardi tornammo ed officiammo il funerale per il figlio dell'armaiolo, morto durante l'assalto dei cavalieri. Rimarrà sempre nelle mie preghiere, quel coraggioso ragazzo.

Scoprimmo che l'armaiolo era un ex veterano e che stava portando la famiglia al confine Astenyta per cominciare una nuova vita, come colono... in effetti ultimamente erano state molte le persone che avevano varcato il confine, tra rifugiati e coloni.

La stessa strada che stavamo percorrendo, sembrava relativamente battuta, nonostante passasse per il territorio elfico, rigorosamente vietato agli uomini!

Appena terminato riprendemmo  il nostro viaggio, ci stavamo rendendo conto, poco a poco, che non eravamo poi così male come compagnia!

Per un certo periodo ornammo il nostro stemma con una collana fatta con gli anelli d'ottone, come deterrente per chi volesse importunarci!

Riprendemmo il viaggio ... un pò più sicuri di noi, ma consci del fatto che ogni volta la Sorte ci avesse dato un aiuto inaspettato avremmo dovuto sospettare qualche pericolo incombente!

 Il Processo

Ci inoltrammo ancora nella foresta, finalmente dopo suppliche e suppliche da parte di Gaio per andare in avanscoperta (viste le sue capacità in battaglia), decidemmo di lasciarlo andare, ma per tutta la giornata non lo trovammo più... fin dall'inizio del viaggio aveva implorato di lasciarlo andare, sembrava quasi un bisogno il suo... in più nei villaggi che avevamo passato si raccontava spesso della presenza di uomini lupo (mannari!); tutto questo non fece altro che aumentare i nostri sospetti, ma sicuramente se era veramente un mannaro, non era nostro nemico, aveva avuto più volte l'occasione di ucciderci se lo avesse voluto.

Larzia era grave, aveva perso molto sangue e anche molte energie... 

Disperati (o forse perché volevamo conoscere gli effetti sulle donne) le demmo il tonico... dovemmo lottare per convincerla a rimanere ferma!

Ogni volta che si alzava la ferita si apriva (era difficile che si chiudesse) e perdeva molto sangue, ma lei si sentiva bene, come se niente fosse... quando iniziò a correre avanti e indietro, come fece Duccio, decidemmo che era meglio legarla...

Continuammo a marciare fino a che non sentimmo un clamore, molti carri erano fermi più avanti, sembrava una disputa... io, Duccio e Lapo ci avvicinammo a cavallo facendo attendere i carri corazzati (poteva essere una trappola dopotutto!).

Quando arrivammo, con tanto di stendardo, la gente si fece da parte e Duccio ci presentò.

Sul momento nessuno reagì, pensarono che fossimo qualche pazzo di passaggio, ma quando Duccio mostrò un sigillo dell'Esarca di Taonya, allora tutti ci considerarono come delle autorità!

Da dove aveva preso quel sigillo? Io non lo avevo mai visto (era comunque vero!)!

Si trattava di due mercanti, ognuno con le sue guardie, uno incolpava l'altro di essere un ladro e di avere le prove di quello che diceva! L'altro naturalmente negava, ma le prove sembravano veramente inattaccabili! Tutti pensavano già che fosse un ladro!

Una delle guardie si rivolse a noi:"Apriamo il processo?"

Duccio lo guardò e con gesto solenne annui con il capo!

Fu nominata una giuria e i consiglieri; io ero consigliere legale!

Tutte le armi furono requisite a tutti, solo alcune guardie (nominate da Duccio) poterono tenerle!

Furono mostrate le prove!

Una scatola di vesti pregiate di uno dei due mercanti, fu ritrovata  nel carro dell'altro mercante; sopra la cassa lo stemma inequivocabile del proprietario. Il sigillo era intatto, lo rompemmo e controllammo il contenuto.Vesti e drappi.

Perché un ladro avrebbe dovuto prendere tutta la scatola e lasciarla con il sigillo se era così facile romperlo? La cosa iniziava a puzzare!

Chiedemmo di vedere dove era stata trovata la scatola e dove sarebbe dovuta essere prima di essere rubata.

La cassa era stata trovata, non proprio in bella vista, ma neanche troppo nascosta, ad ogni modo facilmente visibile dall'esterno; mentre avrebbe dovuto trovarsi nel carro dell'altro mercante, sotto altre casse molto più piccole e meno ingombranti, significava che il ladro conosceva molto bene cosa prendere.

La cosa cominciò a divenire chiara quando mi sovvenni di una legge, per la quale un derubato può richiedere di essere risarcito con il doppio del prezzo della mercanzia rubata e il diritto di tacciare come ladro il mercante, macchiando il suo onore!

Scoprimmo successivamente che i due mercanti possedevano una bottega sulla stessa strada e che erano anni che si disputavano la clientela!

Ecc'allà... tutti noi eravamo convinti che l'altro mercante avesse messo il cofanetto nel carro dell'altro per liberarsi finalmente del contendente!

Bisognava però provarlo!

Chiamammo la guardia che aveva trovato il cofanetto, scoprimmo che aveva il vizio di andare ad urinare sul carro del mercante "avversario" come scherzo, la rivalità era passata anche alle guardie... questo scherzo lo ripeteva ogni mattina... tutti lo sapevano e sarebbe stato molto facile mettere la cassa in modo da farla vedere alla guardia!

Le guardie inoltre quella sera videro i loro capitani andare ad ubriacarsi (cosa severamente vietata da loro stessi!), quindi quella sera nessuno poté realmente controllare la situazione, tanto più che le guardie difendevano da una aggressione esterna, non certo interna! Bisognava forzare qualcuno a parlare!

Prendemmo tre carri, i due capi delle guardie e il mercante. Li interrogammo uno per volta come se gli altri due avessero confessato.

Non ci fu reazione per il primo, anche quando Skyna gli fece cadere la spada a pochi centimetri della testa, facendogli credere che fosse stato condannato a morte per il furto!

Neanche il secondo reagì, erano troppo sicuri di se!

Il mercante però non era un militare, prima di decapitarlo gli dicemmo che se avesse confessato gli avremmo salvato la vita... bastò la vista della lama per cadere in lacrime e sbrodolare tutta la verità...

A modo nostro avevamo risolto il caso, quello che sembrava un semplice furto divenne un complotto mirato ad infangare il nome di un onesto mercante (tra l'altro di origini nobili). Mettemmo ai ferri il vero colpevole e lo consegnammo alle sue stesse guardie, che, visto la malvagità del loro padrone, avevano deciso di non servirlo più. Una volta a Modenya sarebbe stato incarcerato e i suoi beni confiscati!

Quel processo ci valse una grande popolarità, che arrivò fino a Modenya ... all'epoca non sapevamo che le nostre imprese però ci avrebbero portato ben più lontano!

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