Corn e il Condotto


 

CORN E IL CONDOTTO
 
Il fuoco crepitava rumorosamente dalla torcia e da lontano si udiva l'inesorabile sgocciolio d'umidità nell'irreale silenzio del condotto. Quelle gocce, veri e propri macigni sul cuore di Corn, l'avevano accompagnato fin dall'inizio ma di esse a quel tempo non si era curato mentre ora stavano devastando la sua salute mentale.
 
Il sole stava tramontando quando Corn e i suoi due compagni di viaggio esultarono per ritrovamento della famosa Porta Rossa. Guidati da una bisbigliata leggenda del vicino villaggio di Caria  si erano incamminati per le montagne decisi a trovare e ripulire quel covo di mostri e oro che si sarebbe dovuto trovare oltre quella soglia. Scassinata facilmente da Rubio il figlio del fabbro conosciuto da tutti come Rubio il garzone ma in realtà infallibile alleggeritore di borse della zona, penetrarono all'interno del cunicolo.
 
Erano ormai passate molte ore da quel momento e Corn era rimasto solo.
 
Il prete Jacus, terzo componente del gruppo, era stato divorato da una parete e il longilineo cadavere di Rubio giaceva livido e pieno di ferite provocate dall'ultimo scontro con un grosso umanoide verde.
Il mostro si trovava nelle sue stesse  condizioni al suo fianco, trafitto e mutilato dall'affilatissima spada di Corn.
 
Di quei due a Corn non glene fregava nulla, avrebbe diviso a malincuore il tesoro con loro ma ora, solo nel cuore della terra rimpiangeva di non averli ancora vivi accanto.
Continuava l'assordante rumore delle gocce che si infrangevano sulla pietra viva e Corn tremava di paura. Intravide qualcosa di impercettibile lontano dal chiaro della sua torcia e poi un rumore a destra e uno a sinistra, veloci passi dietro di lui, poi ancora un tonfo a destra, un urlo di donna provenire dal basso. Stava impazzendo in mezzo a tutto quel baccano e indeciso fra stare fermo o correre all'impazzata si lanciò in una corsa sfrenata lungo condotto. Sbilanciato dalla torcia e dalla pesante spada bastarda sembrava zoppicare ma correva, correva veloce. Il condotto, una stanza vuota, un altro corridoio che poi svolta a destra, uno stanzone ingombro da grandi casse con un piccolo umanoide grigio intento a fare chissà cosa, un altro corridoio, un bivio, porta destra, dritto condotto, un altro di quegli umanoidi grigi, taglio netto senza fermarsi, testa di umanoide grigio che rotola sulle grosse pietre quadrate del pavimento, stanzone con mucchi di ossa umane, corridoio, corridoio, un piccolo bagliore di luce, corridoio, porta, porta verde, porta chiusa in legno.
" Nooo!!! " Un urlo nel buio. Piccola rincorsa, si lancia con una spalla contro la porta, poi un altro colpo poi un altro, un altro ancora, un altro ancora. Un'altra rincorsa... Urta contro qualcosa. Si volta con la torcia... Un teschio, due, tre, spadini arrugginiti, clavicole al vento... il condotto è pieno di scheletri!!! Un pensiero folle in testa, agire! Si lancia contro la porta poi si volta si lancia di corsa contro di scheletri brandendo spada e torcia incrociate:  ne investe prima uno  poi due che crollano a terra e sbilanciano i compagni in una comica caduta generale. Corn si volta, comincia a correre all'impazzata verso la porta, si stacca dal pavimento a circa un metro dalla porta in un'immane salto contro di essa.
Il chiavistello esplode e Corn si trova a ruzzolare all'interno di una grande stanza quadrata, una nuova porta a nord. Disastro!!! Si appoggia alla maniglia per rialzarsi e la porta si apre. Entra. La fortuna lo assiste una libreria!!! Spinge uno scaffale accanto alla porta che cade e la blocca. "Bastardi, bastardi, siete solo feccia, feccia inutile, tornate a marcire sottoterra, ve l'ho messa nel culo! Vedete io sono qua toccatemi, toccatemi, vi spacco tutti, dai, forza vi sto aspettando. Dai, bastardi! "
Eh?
Qualcosa tocca  la spalla di Corn.
 
 Il cuore si blocca,
lo stomaco sprofonda,
il sudore freddo comincia sprigionarsi,
s'irrigidiscono i muscoli,
pallore cadaverico,
cadono la spada e la torcia.
Corn perse vent'anni di vita in quel momento e senza che nessuno avesse usato una magia.
Chi è? Uno scheletro? Un orco? Qualcosa che è caduto dal soffitto?
 
Tremante come una foglia si girò e incontra il viso pallido di una ragazza dai capelli lunghi e neri. Carico di rabbia e tensione, non trovando niente di meglio...
" Brutta troia!!! " Urlando cercò di sferrare di il più potente pugno che abbia mai tirato.
Mancò il bersaglio inspiegabilmente e finì per terra sbattendo la testa. Si girò verso la ragazza. Gelidi occhi neri lo stavano guardando.
"Vedo che la buona educazione non è il tuo forte, ragazzo. Non si parla così ad una ragazza! Lo sai, potrei porre fine alla tua inutile vita... "
"Con chi credi di avere a che fare, bambina? Adesso se non fai la brava ti spezzo quel bel collo e che ti ritrovi." rispose furibondo Corn.
" Sciagurato, ti pentirai di quello che hai detto. Vedrai la tua vita sarà terribile e sarà tua la colpa." Le labbra stavano bisbigliando qualcosa. Un dolore lancinante penetrò le carni di Corn mentre i suoi nervi e le sue vene sporsero dalla pelle.  A gli occhi di Corn la stanza si sciolse e venne inghiottito dal buio.
 
 
Le colline di Olomuc, la strada battuta per arrivare alla fattoria di zio Antonio. Com'è bello risvegliarsi tutti insieme in quella piccola stanzetta vicino al fienile e poi correre giù per le scale per mangiare le focaccine preparate dalla zia che diceva sempre: " Oh, che bei fratellini, mangiate che diventate grandi e f...
 
Eh?
Dove sono?
La libreria?
Gli scheletri?
La ragazza?
Il condotto?
Al diavolo le focaccine di zia Clodia! Tutta questa fatica per arrivare fin lì e mi ritrovo di nuovo fuori.
Infatti giaceva esattamente davanti a dove prima c'era la Porta Rossa. Dopo inutili ricerche per trovare un'altra apertura, sconsolato prese il sentiero per Caria e s'incamminò. Continuava ad imprecare anche a voce alta e diventava sempre più nervoso. Aveva bisogno di sfogarsi. Si sedette un attimo per riposarsi e chiuse un attimo gli occhi.
 
" Ti uccido, bastardo. " Una vocina gracchiante da lontano.
 
Si alzò di scatto e impugnò la spada.
 
" Sei proprio un coniglio " rispose un'altra.
 
Si guardò intorno. Vide due piccole creaturine verdi armate e un bambino di dieci anni che le stava a guardare. I due mostricciattoli si stavano sfidando, poi ad un certo punto, stanchi di combattersi, urlando " Adesso uccidiamo la guardia del re ! " Si misero a rincorrere il ragazzino di dieci anni che fuggì urlando. Corn si mise a correre bramoso di farli a pezzettini. Li raggiunse e ancora in corsa menò un fendente che li decapitò entrambi. Il bambino non si accorse di niente per un po', poi si voltò. Corn stava frugando nelle tasche delle creaturine, niente soldi solo un bottone e qualche biglia colorata e gli spadini erano pure di legno!!! Il bambino lo guardò spaventatissimo e tirò un urlo e fuggì di nuovo.
" Eh, lo so piccolo. Però o te, o loro! " Scontento per non aver trovato niente di importante ma rassicurato, perché convinto di aver fatto una buona azione, con la spada appoggiata sulla spalla riprese il suo cammino verso Caria. La spada era ancora grondante di sangue che gocciolava dalla punta dell'arma. Corn era distrutto, stanco fisicamente e mentalmente. Si lasciò cadere per terra e con la spada ancora in pugno sprofondò in un sonno più forte di lui. Il giorno si consumò piano piano e il dolce tepore autunnale tramontò con il sole.
 
Un respiro sulla faccia "C'è qualcuno sopra il mio corpo!!!" pensò. Si ritorna al mondo dei vivi ma è meglio fingersi morti.... Le dita si stringono sull'impugnatura della spada. Uno,due, tre...
Corn spalanca gli occhi. Vede due occhi rossi, una faccia deformata da un'espressione perversa, un enorme bocca con zanne lunghe tre dita incrostate di sangue. Voce d'oltretomba, beffarda: " Tutto, bene? "
Azione repentina, mira al cuore, la lama spunta dalla schiena della bestia che capitola sul corpo di Corn.
Era una creatura diabolica: Mani con lunghe unghie affilate e spietati denti assassini, un grosso corpo peloso coperto da un mantello e da un cappellaccio nero forse per sorprendere le sue prede...
Corn si liberò dal cadavere spintonandolo di lato e incominciò frugare mantello: un pugnale lungo, un sacchetto di... uhm... denari d'oro, due salamini affumicati, un rasoio... Un rasoio? Che mai può farsene di un rasoio una bestia del genere? " L'avrà rubato! "...e continua frugare... " Finalmente un po' di fortuna! Grazie vecchio mio!! "
Contento di essere vivo e di aver fatto bottino s'incamminò per il sentiero canticchiando una vecchia canzone goliardica. Un pensiero strano gli rimaneva in testa. Quel viso satanico gli ricordava qualcosa o di più, non gli ricordava niente in particolare ma sembrava essergli familiare. " Sono proprio distrutto " pensò " quando torno a Caria vado trovare mia madre e mi rilasso un po'. Pensandoci bene potrei farle un regalo... Sei monete... Un bel carretto nuovo se mi impegno lo ottengo con quattro... tanto lo frego sempre quell'imbecille di Sven.."
E così sempre con la spada sulla spalla andava pensando per la via di casa. Il sentiero usciva dal bosco e s'infilava fra i campi dorati di grano. Arrivò in paese e si diresse verso la cappella del suo dio protettore per ringraziarlo con un rito. Vi entrò, discese le scale per raggiungere la cripta dove a quell'ora si officiava il rito quotidiano. Orrore!
Ad officiare quel rito la progenie delle tenebre. Vestiti con le sacre tonache una moltitudine di mostri: occhi vitrei, carne putrefatta, zanne, artigli. Corn non poteva perdonare l'offesa al suo dio e accecato dalla rabbia si lanciò nella mischia con un impeto eccezionale. Senza pietà roteò la spada in aria ferendo profondamente i suoi nemici poi si lanciò su quelli che erano rimasti in piedi. Li trafisse  al cuore uno per uno. Si occupò poi di schiacciare a scarpate le teste di quelli che erano caduti per terra. Pezzi di sanguinolenta poltiglia rosa schizzavano di qua e di là.
Si stupì di quanto tutto fosse stato facile e ringraziò il suo dio per avergli concesso la forza. Sporco di sangue nero si diresse verso le scale deciso a tornare a casa per proteggere sua madre. Emerse alla luce. Fuori era ammassata un sacco di gente.
" C'è la morte in città. Salvatevi tutti! Chiudetevi  in casa! " gridò e si fece largo tra la folla che perplessa lo guardava. Correva, correva forte e il sentiero scorreva ma la casa di sua madre era dietro la collinetta. Piano piano il profilo della casetta. Entra. Corre come un disperato ma non trova nessuno. Esce fuori. Distingue una figura nell'aia. " Madre? "
La figura volta la testa. Occhi vitrei, faccia deformata, lunghi denti affilati. Accecato dal dolore si lancia contro la bestia che apre le braccia quasi come se volesse chiedere pietà. La lama affilatissima entra velocemente nel petto e lo trapassa uscendo dalla schiena. Una voce stretta dal dolore: " Figlio mio... ".
Uno sguardo umano su quel volto una bestia. Corn non ha pace e continua a cercare la madre mentre quelle due parole " Figlio mio " cominciano a rimbombargli in testa.
 
" Perché gli affanni Corn? "
 
" Lasciami in pace "
 
" Cosa stai cercando? " Voce calmissima.
 
" Mia madre! "
 
" Non prenderti in giro. Tu sai dov'è tua madre ! "
 
" No, è una bestia! "
 
" Ne sei proprio sicuro? "
 
Corn immobile. Si volta e vede seduta sulla sua ultima vittima una ragazza dai lunghi capelli neri lisci.
 
" Tu chi sei? "
 
" Mi conosci Corn! Ci siamo incontrati non molto tempo fa "...
" Il condotto... "
 
" Bravo! "
 
" Cosa vuoi da me? "
 
" Nulla adesso, hai già fatto tutto! "
 
" Cosa? "
 
" Credo che quello che tu hai fatto sia già abbastanza "
 
" Io non ho fatto nulla per  te "
 
" Ne sei proprio sicuro? Hai ucciso per me! "
 
" Come? "
 
" I due fratellini, figli di Gregor. Poverini, stavano giocando con il figlio di Parn e tu... li hai uccisi. "
 
" No, non ho ucciso nessun essere umano! "
 
" Ah, no? Che ne dici di tuo fratellino Pitus. Che dolce, ti aveva visto per caso per terra e si era preoccupato di te. E tu... hai ucciso anche lui! "
 
" No, non era mio fratello."
 
" Che imperdonabile errore!!! Mai quanto l'aver sterminato un intero ordine di sacerdoti al paese... Chissà quanto sarà in collera il duo dio!?! "
 
" No, non è vero " le lacrime scorrevano come fiumi.
 
La voce della ragazza diventò un urlo di rabbia:
"Ah no? E questa chi è? "
E con una mano alza la testa della figura su cui prima si era accanito Corn. Era il volto dolce comprensivo di sua madre ormai spento dalla morte. Corn in lacrime sfilò pugnale che aveva appeso alla cintura e tremante alzò la lama contro di se.
 
" È la vita giovane Corn O tu, o io." disse la ragazza
Corn in lacrime s'inginocchiò.
 
Tragici pensieri turbinavano nella sua mente. Lo sguardo del bambino, il volto di suo fratello che ora riconosceva anche deformato, i sacerdoti di Oloc... Sua madre!
 
Un dolore lancinante le schiena lo colpì e un ghigno: "Eh-eh! "
Dietro di lui uno di quei piccoli umanoidi grigi che era visto il condotto con un pugnale grondante del suo sangue. La vita di Corn terminò in quel momento.
 
" Ottimo lavoro, piccolo mio, ora va, va casa". La piccola creaturina fuggì di corsa nel nella boscaglia.
" È la vita giovane Corn O tu, o io." Si rivolse al cadavere di Corn con voce calmissima la ragazza.
" Con quanta facilità hai ucciso, bastardo! "
Si rimise a gridare: " O tu, o io! Piccolo pezzo di merda!!! "
E sferrò un calcio al petto del cadavere di Corn che era adagiato sul in fianco.
Lanciò un urlo nevrotico: " e la feccia come te che rovina il mondo ! Vieni a casa mia, uccidi i miei figli e vorresti passarla liscia? ". Sferrò un nuovo calcio stavolta rivolto alla testa che si ribaltò insanguinata.
" Prestami  questa... Corn "  esclamò e gli strappò la spada dalla mano ormai fredda.
" Che ne dici, non ti pare di avere una testa di troppo? ". E con un taglio netto lo decapitò.
Incominciò ad accanirsi sul cadavere con la spada con una foga inimmaginabile mutilò ogni parte del cadavere urlando in preda alla pazzia.
Le sue urla echeggiarono lontano e arrivarono alle orecchie del paladino Giovanni che stava attraversando la zona. Intravide la radura dove a ragazza stava a devastando il corpo senza vita di Corn. Dall'alto del suo splendido cavallo bianco e protetto dalla sua pesante armatura decorata con lavorazioni in oro massiccio puntò il dito verso la ragazza e disse:
" Io ti maledico, o essere delle tenebre! Con questa mia spada io ripulisco il mondo da voi, esseri miseri e non degni di calcare questa terra. Tu come un mostro, non sei un essere umano e la punizione sta per arrivare. Preparati è giunta l'ora di pagare ogni debito! Non avrò pietà di te e non avrò paura perché so di essere nel giusto e per questo vincerò! " E fece per scendere dal cavallo ma non ebbe il tempo.
La ragazza bisbigliò qualcosa e un enorme scarica elettrica rosa lo colpì nel petto.
 
" Cretino!".
 
Giovanni piombò nel buio. Si risvegliò, bruciacchiato, molte ore più tardi e chi si trovò davanti al suo risveglio?
Occhi rossi, faccia deformata da un'espressione perversa, un enorme bocca con zanne lunghe tre dita incrostate di sangue. Voce d'oltretomba, beffarda:

"Tutto bene Lord Giovanni?"