Il 5°Clone



Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate


Regia: Peter Jackson
Cast: Martin Freeman, Richard Armitrage, Ian McKellen, Luke Evans, Aidan Turner, Orlando Bloom, Evangeline Lilly, Lee Pace, Manu Bennett, Benedict Cumberbatch (in italiano Luca Ward)
Genere: Fantasy, Avventura, Azione, Epico
Tratto da un libro di: John Ronald Ruel Tolkien
Produzione: New Line Cinema, MGM, Warner Bros, WingNut Films
Data di uscita italiana: 17 dicembre 2014
Durata: 2,24 ore
Musiche: Howard Shore
Nazione: Nuova Zelanda, USA, UK

 

Il precedente si era concluso con un drago, sopravvissuto ad una colata d’oro bollente, pronto a dirigersi verso la città del lago per devastarla. Promise fuoco, promise morte. Tuttavia la scena non può durare troppo e Smaug, nonostante la locandina sembri farne l’antagonista principale, non arriva neanche a vedere il titolo.

 

 

Altri draghi prenderanno dunque il suo posto, uno in modo assai deciso dentro la montagna e due malati lievi fuori dalla montagna (umani corrotti e elfi dalle folte sopracciglia). Sia esso citazionismo o sia qui Peter Jackson che sposa la teoria che vorrebbe far dell’Archengemma un Silmaril, il tesoro risveglia il drago che si trova all’interno delle persone più adatte ad esserne contagiate.

Una persona “comune” dentro la montagna e una persona “comune” fuori, mostrano di possedere ogni anticorpo possibile per essere totalmente immuni alla malattia del drago e al vigore dell’oro, resa in questo film tematica portante  di fine trilogia. Ed ecco completarsi il lungo percorso di Bilbo, a cui furono attenuati man mano gli aspetti di astuzia e furbizia, quando col drago gli inganni furono di minor aiuto del previsto, e accentuati sempre più i lati legati alla sua umanità. Tolti i tordi parlanti e l’astuzia di Bilbo il modo in cui il punto debole fu scoperto è già stato chiarito dal film precedente e Bilbo coi ventri molli c’entra infine molto poco. Così un altro è il suo eroismo. Il suo essere un piccolo hobbit legato alla sua casa e al suo giardino, l’eroe che davvero ciascuno potrebbe pensare di poter trovare in cuor suo, in situazioni altrettanto difficili.

 

 

Così, tutti gli scontri lasciati aperti si risolvono. A Dol Guldur, ove i discorsi non così chiari sulle tempistiche all’interno del Signore degli Anelli permettono di ricomprendere il tutto quando nel film precedente sembrava alto il rischio del crearsi errori di continuità non indifferenti, e ove vedremo finalmente combattere i grandi della terra di mezzo.

A Erebor, dove una dopo l’altra spuntano dal nulla, un po’ in accordo col libro, un po’ per esigenze cinematografiche, cinque armate pronte a contendersi il tesoro. La battaglia nel libro dura sì e no una pagina e per buona parte viene narrata in un flashback. Ma i tempi cinematografici e le novità introdotte la rendono capace di essere fulcro del film. Una serie di cavalcature tra le più strane, un omaggio ai nani sventratori di Warhammer Fantasy, e una serie di duelli ai limiti dell’irreale rendono questo film assai più attivo dei precedenti e danno spazio a Jackson di gestire le situazioni su cui meglio sa lavorare.

 

 

Chi non ricordasse il libro o non l’avesse letto abbastanza a fondo troverà nel finale le motivazioni di vari punti che avevano fatto storcere il naso nei film precedenti, per un’operazione compatta che è capace di far rivalutare anche i precedenti. Rivedere Un viaggio inaspettato dopo questo fa un effetto diverso, ne fa dimenticare e ricomprendere le lungaggini rendendolo assai più (o ancor più, a seconda dei gusti) piacevole. Poi difetti ce ne sono, dai Tremors all’uno o all’altro duello, a troppo spazio dedicato all’una o all’altra questione (e per chi il film l’avesse già visto rimando alla recensione di Red_Dragon che li analizza nel dettaglio, ma attenzione agli spoiler). Apprezzabile alla fine dedicare così poco spazio a personaggi poco entrati nell'immaginario del pubblico e lasciare la battaglia finale a coloro che meglio potevano gestirla, anche se in disaccordo con parti del libro.

Tuttavia Peter Jackson si fa perdonare e, nonostante i livelli della prima trilogia non siano stati uniformemente raggiunti, quest’ultimo risulta il film più diverso dal Signore degli Anelli, con i richiami al Ritorno del Re ridotti a men dell’osso, situazioni molto diverse, una costruzione molto interiore dei personaggi (basti vedere l’aumento dei primi piani) e ben poco altro. Se nei precedenti l’autocitazionismo era forte e talvolta ingombrante, stavolta ci si allontana dai precedenti film per tenerne solo gli elementi più riusciti ed usarli solo quando sono veramente funzionali.

 

 

Potremo tornare sulla Terra di Mezzo? Di certo questo film riaccende le speranze ben più dei precedenti. Per il momento tutti i diritti sono fermi. Ma per il futuro si vedrà.

Commenti   

 
# kukri 2015-01-29 10:48
Sicuramente migliore dei due precedenti, ma comunque (purtroppo) ad anni luce dal SdA.
 
 
# Luskark 2015-02-26 10:10
Certo, anche se ciò era evidente dal primo film. Diciamo che questo, allontanandosen e come trama, ci si avvicina di più qualitativament e parlando.
 

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