Il 5°Clone



Rogue One: A Star Wars Story

Regia: Gareth Edwards
Cast: Felicity Jones, Diego Luna, Mads Mikkelsen, Donnie Yen, Ben Mendelsohn
Genere: Space Fantasy
Tratto dai personaggi di: George Lucas
Produzione: LucasFilm, Walt Disney Studios
Data di uscita italiana: 15 dicembre 2016
Durata: 2,13 ore
Musiche: Michael Giacchino
Nazione: USA

 

 

Una volta effettuato l’acquisto la Disney decise immediatamente di tradire i ritmi classici dei film di Lucas. Un nuovo episodio ogni due anni e, per sicurezza, un film antologico per passare il tempo. Negli anni ’70 ci si era provato con uno speciale di Natale. Il risultato fu un buon successo di pubblico per il tempo ma, rivisto adesso, dimostra una mancanza di qualità tale da farlo rinnegare da chiunque vi abbia lavorato. Oggi la situazione è diversa: i mezzi sono tanti, i budget alti e alta è la consapevolezza dell’importanza di ogni lato del nuovo universo espanso. Il risultato col nuovo episodio è che ora anche Star Wars ha una sua edizione 3.5. Però in questo caso è un’aggiornamento della quarta e non della terza.

 

 

 

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana un film osa iniziare senza le consuete scritte gialle dirette verso lo spazio. Al suo posto un flashback iniziale mostra uno dei massimi comandanti imperiali venire a recuperare su un pianeta una delle massime menti dietro la Morte Nera, di fronte agli occhi attoniti della figlia che, cresciuta, avrà l’occasione di intervenire rispetto a questa situazione.

Testimone di idee mai toccate in precedenza, l’Alleanza ribelle mostra per la prima volta i suoi lati oscuri, anche se l’obiettivo è dirigersi verso la nuova speranza, di fronte alla minaccia della grande stazione annienta-pianeti appena costruita, e la “prima vittoria” dei ribelli si scopre essere non una missione spionistica quanto uno scontro tra astronavi, tanto che finalmente il termine “flotta” utilizzato nel film immediatamente successivo assume un suo senso.

 

Atton Rand, HK-47, Kreio...

 

Il film si presenta come un prequel dell’originale Star Wars (oggi noto come Episodio IV) fatto esattamente per essere visto con esso in una maratona unica, come un grande film complessivo di tre-quattro ore in cui vengono sapientemente tappate tutte le falle. Lo stile ricalca così quello dei film originali, ne riprende i dialoghi e i costumi. Persino i volti, resuscitando digitalmente Peter Cushing per avere un governatore Tarkin perfettamente identico a quello che distrusse Alderaan.

Ogni problema viene dunque risolto in un film tributo fatto per risolvere quesiti e non per porre problemi ulteriori. Una rievocazione storica del film originale, fatto per soddisfare e non urtare le aspettative di ogni spettatore lì entrato per riviver le atmosfere di qualche decennio fa.

 

Avrei timore anch'io di fronte a certi riesumati che parlano. E non perché muoiono in un film successivo...

 

Così il film si indirizza dritto verso il cuore di un target ben definito ma rischia di non colpire nello stesso senso anche gli altri presenti in sala. Di sicuro uno Star Wars senza spade laser e poteri di forza (con una mirabile eccezione) non affascinerà coloro che in ciò vedono il fulcro dell’eptalogia in ampliamento. E in modi assai diversi sarà colta la scelta di un sostituto in scena con analogie e differenze.

A ricoprire il ruolo dell’antagonista un comandante imperiale che, eccezion fatta per l’uniforme da Grand’Ammiraglio e per la strana abitudine di portarsi dietro solo due guardie del corpo anche nelle situazioni più pericolose, non riesce a risaltare eccessivamente rispetto alla pletora di ufficiali in divisa che affollava da tempo la Galassia Imperiale. Jyn risulta forse fin troppo in continuità con le novità introdotte dal personaggio di Rey, con un volto contratto e risoluto dall’inizio alla fine del film.

 

Non sarà uno jedi... ma rischia di fare una figura migliore del maestro Ki-Adi-Mundi!

 

Un prequel di tipologia opposta a quelli di George Lucas, rivolto ai nostalgici e fatto per interagire sapientemente con il prodotto di partenza. Eppure, se così fossero stati Episodio I, II e III, forse oggi non avremmo una nuova generazione di appassionati di Guerre Stellari, e le sale cinematografiche che accolgono i nuovi episodi sarebbero composte solo da fasce di età superiori a quelle che hanno consentito al Risveglio della forza di guadagnare così tanto. E la galassia sarebbe forse più sensata, più apprezzata, meno divisiva ma anche molto molto più piccola.

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