Il cavaliere della rosa nera

 

Titolo: Il cavaliere della rosa nera
Genere:
Fantasy
Editore:
Armenia
Autore:
James Lowder
Anno:
2011
Formato:
288 pagine
Prezzo:
10,00 euro
 

Un crossover tra due ben note ambientazioni di Dungeons & Dragons, Dragonlance e Ravenloft, che vede il cavaliere della rosa nera che dà il titolo al romanzo (ossia Lord Soth) ritrovarsi tra le nebbie di Barovia nella zona della resistenza del vampiro Strahd Von Zarovich.

Due parole sui crossover

Dicasi crossover l’incrocio narrativo tra personaggi di due serie differenti che vengono messi a confronto in un’unica storia breve che, spesso, non influenza nessuno dei due cicli narrativi. Un po’ come mettere assieme Gandalf il bianco e Conan il barbaro per vedere cosa viene fuori.

Ulteriore premessa: in questo caso, come nella maggior parte dei crossover, si parla di personaggi seriali, ovverosia di personaggi che hanno già concluso almeno una storia e che sono pensati per compierne anche altre, seppur slegate l’una dall’altra. James Bond è un personaggio seriale, ad esempio: entro fine film ha risolto tutto e tutti i personaggi che ha incontrato (antagonisti e belle donne) non avranno necessariamente un ruolo nel prossimo, che si potrà tranquillamente vedere senza aver visto questo.

Ora, detto questo, i crossover tra protagonisti risultano spesso noiosi e prevedibili, perchè il protagonista seriale per sua natura non può perdere. Superman contro Capitan America, Batman contro Spiderman o (per citarne uno che so essere stato realmente scritto) Devilman contro Mazinga Z. I fan dell’uno e dell’altro tifano per il proprio eroe, e visto che tale eroe rimarrà tale fino alla fine e che non perderà al termine della storia (perchè in ogni avventura alla fine Nick Carter deve poter smascherare Stanislao Moulinsky “in uno dei suoi più riusciti travestimenti”, altrimenti non sarebbe più Nick Carter!).

Quindi, come procede un crossover tra protagonisti? I due si incontrano, si picchiano, pareggiano, salta fuori un male per risolvere lo stallo, i due si alleano (dopo tutto sono buoni entrambi) e assieme vincono contro il male comune.

Peggio ancora per un crossover tra un protagonista e un antagonista di due serie diverse.

Superman contro Spiderman, chi vincerà?

Da ciò risulta, chiaramente, che il più interessante dei crossover è un incrocio tra antagonisti seriali. Perchè?

Perchè l’antagonista seriale può perdere. Anzi, ha già perso. Più e più volte. Ben diverso è l’antagonista principale di un intero ciclo: quello a volte appare, a volte fa una mossa, ma nel momento in cui ha perso se riapparirà sarà difficile ritirarlo su. Un esempio è Voldemort: è parte di una serie di libri, ma non combatte mai veramente a pieno contro il protagonista (spesso appare in forma di ricordo e di spirito) e non perde mai senza deus ex machina tranne che nel finale della serie. Un antagonista seriale invece ha già perso contro il protagonista, ma non rassegnandosi né lui nella sua vendetta e né gli autori nel lasciar andare i soldi che portava, si decide di tentare di farlo galleggiare nella storia e riaprire nei cicli narrativi, in cui sarà sempre e comunque continuamente destinato a perdere miseramente. Lex Luthor, Magneto, Joker, Blofeld, la Banda Bassotti. Hanno già perso. Ovviamente perderanno di nuovo e questo il loro pubblico lo sa.

Da cui il primo punto di interesse: l’antagonista seriale può perdere. Quindi, in un confronto tra i due, uno può anche venire sconfitto.

Per parlare di questo libro, quante volte sarà stato sconfitto Strahd contando tutti coloro che hanno giocato “Spedizione a Castel Ravenloft?”

Il secondo aspetto utile è che l’antagonista è per sua natura malvagio, e il modo migliore di rendere la sua malvagità è la fatica nel suo rapportarsi ad altre persone e l’innato desiderio di sfruttare tutti per i suoi piani. Quindi se in un crossover tra protagonisti è probabile che i due dopo una prima incomprensione si mettano d’accordo e diventino ottimi amici, due antagonisti, per loro natura, passeranno il tempo a pestarsi i piedi l’un l’altro dall’inizio alla fine.

Detto questo, un crossover tra antagonisti può regalare ai fan ciò che veramente si cercherebbe in un crossover.

Da qui la domanda: questo libro ci riesce?

Il destino di ogni antagonista seriale

Darth Fener contro il conte Dracula

Prima di rispondere meglio avere una panoramica degli antagonisti a confronto. In comune hanno l’essere già morti una volta e tornati a vivere come non morti a causa di storie d’amore finite male e delle maledizioni delle amanti deluse. Quindi ragazze, vedete di non lasciare in modo troppo brusco certa gente, o rischiate di creare un oscuro signore del male ;)

Lord Soth è un ex membro di un ordine di supercavalieri del bene dalle regole rigidissime passato al lato oscuro che, per nascondere la sua pallida testa di morto, si cela dietro un’armatura completa. Niente di male, è uno stile comprovato che funziona molto bene. Il problema maggiore di Lord Soth, almeno per la prima parte del libro è che più che sembrare il Darth Fener di Krynn (e i maggiori appassionati della saga mi scusino se non uso il nome originale “Vader” per poter rendere la recensione comprensibile a tutti) ne sembra una versione decarismaticizzata. Quale credito dareste al cavaliere sith se ogni due minuti ci fossero degli spiritelli (al suo seguito) che passano il tempo a deriderlo pubblicamente? Quale credito gli dareste se continuasse a definire incompetenti coloro che lo hanno sconfitto più volte nei libri precedenti? Perchè, se sono tanto incapaci, lui, che da loro è stato spesso sconfitto, cos’è? Soprattutto, come si fa a tenere per lui e ad ascoltare tutti i magniloquenti discorsi sulla sua grandezza, quando a inizio libro uno dei suoi servitori lo inganna e lo manipola facendolo passare per ingenuo? Ribadisco, quale credito dareste a Darth Fener se un sottotenente della Morte Nera che sta strangolando per punizione riescisse a convincerlo a risparmiarlo e a credere che la base segreta ribelle si nasconde nel suo bagno?

Strahd Von Zarovich è invece senza alcun dubbio il Dracula di Bram Stoker. Solo leggermente più perverso, più sadico, con attacchi d’ira meno contenuti e piani più contorti; ogni suo movimento è calibrato su qualche film di vampiri, ma anche lui viene privato per gran parte delle scene del carisma proprio che ci si aspetterebbe dal vampiro.

Riuscirà Dracula a mordere il collo di Darth Fener sotto il respiratore? E le spade laser funzionano sui vampiri?

Avrete notato come io abbia dedicato molto più spazio a Lord Soth che a Strahd. Questo perchè tra i due capire chi sia l’effettivo protagonista è chiaro fin dal titolo del ciclo di cui il libro fa parte (La maledizione di Lord Soth). Soth è quello sbalzato fuori da casa sua e finito in un mondo ostile, è lui a dover trovare gli alleati che cercava, è sempre Soth ad essere totalmente estraneo e a voler tornare a casa. Rispetto a questo, Strahd nel libro è più una figura di contorno: gioca in casa, ha tutti i suoi fedeli sottoposti, il suo castello e può giocare con Soth spedendolo in giro.

Va però riconosciuto all’autore di riuscire a non scadere in un rapporto alla Jarlaxle-Artemis (per citare un esempio noto tra i lettori di romanzi ispirati a Dungeons & Dragons). In un confronto tra questi due il vincitore è già stabilito: Jarlaxle è un vincente, non ha mai perso una volta, è un grande manipolatore. Artemis invece è un eterno perdente tormentato dal rimorso e dalla vendetta nei confronti di Drizzt Do Urden: un maniaco omicida che se non uccide almeno una persona ogni quindici pagine non è contento. Non c’è bisogno di dire chi tra i due guidi i giochi.

Invece tra Soth e Strahd sembra sussistere maggiormente un rapporto di parità e di ambivalenza, e ciascuno dei due imparerà a poco a poco a provare rispetto per l’altro

Un paterno bonaccione, solo un po’ marcio sia fuori che dentro

Veniamo ora agli altri personaggi presenti sulla scena. Tre per l’esattezza: Magda, Azrael e Caradoc.

Magda è una ballerina zingara (secondo romanzo che leggo di Ravenloft, seconda ballerina nel ruolo femminile più importante, sarà una coincidenza?), ed è il giovane personaggio posto per maturare e crescere all’interno del romanzo (essendo gli altri già reduci di molte battaglie), rapita dal suo accampamento per fare da guida a un Lord Soth comprensibilmente sperduto. Nel momento in cui un malvagio rapisce una giovane e bella ragazza (non particolarmente abile nel combattimento) le principali alternative sono due: il modello principessa in pericolo (urlare spaventata perchè tanto la salveranno presto, cosa che annienta il personaggio) e il modello Catti-Brie. Uso questo termine per fare un paragone con il rapporto tra Catti-brie e Artemis Entreri che si instaura ne “Le lande d’argento”: l’autore tiene così tanto alla ragazza che la rapita finisce per passare il suo tempo ad ingannare e a mettere nel sacco i suoi rapitori, facendo fare loro una pessima figura. Possiamo permetterci far sì che Soth finisca nello stesso modo, facendo mettere nel sacco trecento anni di esperienza dalla prima ballerina che incontra? Certo che no (l’abbiamo già danneggiato abbastanza con il tradimento e le banshee ridenti) e l’autore non vuole neanche distruggere la povera Magda rendendola una piatta principessa piagnucolona. Cosa resta dunque? A poco a poco Strahd si affeziona a Magda e instaura con lei un rapporto di reciproco rispetto. Salvata tutta la scena? Non proprio, perchè per cercare di dare un lato umano al cattivone, in molte scene si rivela un paterno bonaccione fiero della sua compagna di viaggio.

Azrael è invece il Nano con la N maiuscola. Un po’ burbero, un po’ chiacchierone, un po’ esperto, un po’ simpatico. Solo con qualche attacco di sclerosi massacratrice e un passato un po’ horror-splatter…

Caradoc è un eterno perdente, ovunque vada, qualunque cosa faccia.

Infine a offrire occasione di scontro ci sono Gundar e figlio, più malvagi a parole che nelle effettive scene in cui appaiono direttamente nel libro (indirettamente si conserva lo spettacolo dei molti uomini crudelemente uccisi per loro ordine).

Un paladino decaduto, una zingara ballerina e un nano... E ci sono persino i gargoyle! Che si vuole di più dalla vita?

Il confronto finale

Non avviene. Con stupore dichiarato di uno dei personaggi sulla scena. O perlomeno non avviene in questo libro che, seppur leggibile a sé, non è che il primo di una trilogia. Vedremo se nel prossimo vi sarà un’evoluzione, oppure Lord Soth deciderà di muoversi verso altre zone di Ravenloft?

Per il resto il romanzo è in progressivo miglioramento fino alla parte finale. Gli inizi disastrosi di Lord Soth ingannato e deriso sembrano essere stati solo artifici di trama per spedire Soth tra le nebbie, tanto che il personaggio si riscatta.

Concludo interrogandomi sull’effettiva utilità del prologo iniziale. In esso è racchiuso un riassunto della biografia di Lord Soth, pezzo molto interessante, ma su cui ho riflettuto spesso durante la lettura… capisco che la sua storia non fosse necessariamente troppo nota ai lettori di Ravenloft, ma dal momento che vari pezzi appaiono nei sogni di Soth durante il romanzo, non sarebbe stato meglio accennarla durante il racconto piuttosto che spifferarla tutta al suo inizio?

In conclusione un libro che, seppur non si distacchi troppo da alcuni stereotipi del genere, costituisce una lettura molto piacevole e interessante, evolvendosi a poco a poco con lo scorrere delle pagine. Altro pregio, ribadisco, è la possibilità di essere letto a sé senza essere costretti a comprare i successivi. Certo, nessuno ottiene una vittoria completa, anzi… ma essendo antagonisti… diciamo che ci siamo abituati ;)