Il muro del Signore

Lui camminava e camminava, non sentiva dolore nelle gambe, ignorava quei chiodi velenosi della fame che gli bucavano lo stomaco.
Lui camminava. Era solo, lo era sempre stato. Nessun bardo avrebbe cantato le sue gesta, nessun libro di storia avrebbe ricordato il suo nome. Non era niente.

La fama, la gloria, lui le aveva sempre ricercate. Il potere, il Potere.
Era questo che lo tormentava ogni giorno, ogni ora, ogni secondo. Era come una droga, più ne aveva e più ne voleva. Ingordo e mai sazio, quanto aveva fatto per accrescere anche solo di un soffio la sua potenza. Donne, bambini, per lui erano tutti uguali, tutti inutili esseri inferiori che andavano sacrificati.
E non aveva amici, non ne aveva mai avuti. Non aveva nessuno. Solo lui. Solo, lui.

Capiva di voler soltanto attirare l'attenzione, era un ragazzo sveglio, all'accademia aveva preso i voti migliori. Capiva che in fondo era solo in cerca di un posto da chiamare casa, e di qualcuno da chiamare Famiglia. Ma doveva scegliere, non poteva ottenere tutto.
E la sua decisione la prese a quindici anni, quando quella piccola scintilla gli scaturì dalle dita e illuminò i suoi occhi di quella luce oscura di cui si per anni si è avidamente nutrito.

Ma oggi, oggi ripensa alla sua vita, agli sbagli, alle cose giuste mai fatte a tutto quello che ha perso e quello che non ha mai guadagnato. Oggi pensa che la via intrapresa non fu mai quella corretta, che il sentiero percorso non lo condurrà alla salvezza, ma bensì alla dannazione eterna di chi vuole e mai otterrà.

E lui vuole uscire. Ha costruito una torre di adamantio attorno a se, una torre senza porta che lo ha tenuto prigioniero nei meandri della follia. Per anni si è crogiolato in questa prigione lui stesso creata.
Ma ora è arrivato al limite. Qualcosa dentro di lui è cambiata. I ricordi. É sempre colpa loro. Saper modellare la realtà a proprio piacimento non basta per chiudere a chiave quegli armadi pieni di scheletri.

Oggi è potente, molto potente, ma non si vanterà mai delle sue abilità straordinarie, della sua intelligenza superiore. La canzone del bardo inizierà da quel muro di quella torre inespugnabile, che per anni aveva oscurato il sole per ore ed ore, quella struttura maligna e terribile, sede di quell'oscuro signore che dominava con violenza e crudeltà la povera gente di quel piccolo villaggio di collina.
La canzone sarà epica, e al ritornello farà:

"il muro fu abbattuto,
Ma non da lui."

Cammina e cammina. Lui è solo, questo è il prezzo del potere.