Danza fatale

Titolo: Danza fatale
Genere: Romanzo fantasy-horror
Editore: Armenia
Autore: Christie Golden
Anno: 2011
Formato: 314 pagine
Prezzo: 10,00 euro

Una compagnia teatrale viaggia per nave tra le nebbie di Ravenloft ma, quando la morte decide di salire a bordo, tentare di rifugiarsi su un’isola vicina non farà che peggiorare le cose.
Anche se, come si scoprirà, il male era già a bordo da tanto tempo, anche se forse tutti, compresa la danzatrice Larissa, avevano fatto di tutto per nasconderselo.
C’è da dire che con Larissa l’autrice fa un buon lavoro, riuscendo a destreggiarsi abbastanza abilmente tra i vari stereotipi (non è né vergine purissima né eroina piagnona). Una popolana, in realtà, che a causa del suo passato sarà trainata in una guerra tra morti e ambientalisti, e sarà costretta a conoscere i poteri entrambi per vincere la sua battaglia.

E’ proprio questo contrasto a rendere particolarmente interessante questo libro. Si passa quasi con violenza da un mondo macabro e putrefatto ad animali parlanti estremamente stereotipati degni di un film Disney, ma che, trascinati a forza fuori dalla loro fiaba, sono costretti a tentare di convivere (o meglio di sopravvivere) ad un mondo che non gli è affatto proprio, fino a partecipare, protagonisti, a scene da tenere fuori dalla portata dei bambini. In mezzo a queste due forze stanno gli uomini della nave, dalle ballerine, agli illusionisti. Illusionisti, perché è qui che la magia fa la sua prima comparsa, nel gioco del teatro e dello spettacolo recitato dal battello itinerante. Un gioco delle parti che finisce, man mano che si va avanti, per coprire anche la vita reale, ma chi accetta di fare la parte della vittima finirà per morire sul serio. A passo di danza, infine, sarà la protagonista, divenuta ben più simile alla Signora del Mare che interpretava, a far calare il sipario su tutti gli spettacoli e gli inganni perpetrati, compreso quello che più le aveva procurato gioia.

Dal punto di vista della trama purtroppo mi trovo costretto a criticare il salto narrativo, il disvelamento avviene troppo rapido e repentino, considerato che l’antagonista mai aveva raccontato a uomini ben più fidati i suoi oscuri segreti (figurarsi farlo col primo venuto solo perché gli sta simpatico) anche se, forse, e dico forse, si potrebbe pensare di poterlo giustificare con le abilità della persona in questione… E un po’ forzato, forse, il fatto che un altro antagonista scopra solo tardi che i capelli della ragazza non sono sempre stati bianchi, dal momento che non so quanta gente giri coi capelli bianchi per Ravenloft. Diciamo che farebbero molto bene a leggersi la Peter’s Overlord List.

Come scrittura mi sento di dover segnalare solo un’inutile parte di una descrizione in cui si parla di “palme africane”. A mio parere l’aggettivo “africane” nulla aggiunge dal punto di vista del lettore (non so chi conosca la differenza tra una palma africana e una palma indiana, mentre magari già con gli elefanti sarebbe più comprensibile) e rischia alla seconda pagina di scaraventare già il lettore fuori dalla narrazione, ricollegandosi ad altri mondi, che invece non sono presenti nella storia.
Per quanto riguarda la traduzione, se è chiara la scelta di mantenere in lingua originale il nome della nave (Demoiselle du mar) meno chiara mi risulta la motivazione nel mantenere in lingua originale il nome dello spettacolo (Pirate’s Pleasure).

In conclusione un libro a cui vale di certo la pena dare un’occhiata, specie se appassionati di Ravenloft o se interessati ad uno stile di libri di D&D molto diverso dal solito.