Il 5°Clone



Grim e le creature della notte

Titolo: Grim e le creature della notte
Genere: Darkfantasy
Editore: Armenia
Autore: Gesa Schwartz
Anno: 2011
Formato: 576 pagine
Prezzo: 18,50 euro

Parigi dei giorni nostri, il mondo è stato diviso tra gli umani e gli altri. Tra gli “altri” governano i gargoyle, costretti a tornare pietra di giorno, immuni all’invecchiamento e privi della capacità di sognare se non sottraendo sogni agli umani, senza i quali il loro sonno di pietra non li riposa e la pazzia sopraggiunge. In compenso hanno forza sovrumana, volano e, soprattutto, lanciano spontaneamente incantesimi, mentre tra gli umani solo pochi possono farlo sviluppando il proprio talento, e quei pochi che ci riescono normalmente vengono uccisi dalla polizia gargoyle. Gargoyle che, per fare un paio di paragoni, paiono più simili ai grotteschi mostri orgogliosi dell’omonima serie animata che alle buffe creature che abitavano Notre Dame nel lungometraggio disneyano degli anni ’90. Tra lo speciale corpo di polizia e la legge ferrea sui contatti con gli umani il romanzo per situazioni e premesse presenta molti punti di contatto con i “Guardiani della notte” di Sergej Luk’janenko, seppur con alcune fondamentali differenze.

 

Gargoyles (serie TV)

 

La prima di queste differenze sta nel lessico utilizzato, dal momento che l’autrice pare (almeno ad un italiano, dal momento che non so quanto tali termini siano comuni in Germania) una trentenne che cerca di rivolgersi a degli adolescenti. Quanto ci riesca lo lascio decidere a chi è più giovane di me, ma il fatto che si senta è già indizio non da poco. Inoltre, ci si potrebbe chiedere se l’autrice non sappia troppo poco della Parigi di cui parla, oppure se, rivolgendosi prevalentemente ad un pubblico tedesco, non si senta in dovere di utilizzare riferimenti fin troppo noti (la Torre Eiffel ogni dieci pagine, come se a Parigi ci fosse solo quella!) per non spaventare i suoi lettori. Viene anche spontaneo chiedersi se questi gargoyle non siano umani troppo umani (per citare un autore caro all’autrice e ai protagonisti) per essere una razza di immortali senza sogni. Sono, però, lieto di poter dire che a queste e ad altre possibili critiche entro la fine della vicenda verrà data una risposta soddisfacente.

La seconda differenza tra questa e molte altre opere sta nel tono utilizzato perché, dopo tutto, i gargoyle della Schwartz, in realtà, non sono così seri come vorrebbero. Sono dei patetici buffoni impelagati in una burocrazia ossessiva fino ai limiti del ridicolo e il loro miglior corpo militare è in balia di un capo che pare più interessato ai colori delle uniformi da parata che al suo vero mestiere. Eppure, è questa l’arma più potente dell’autrice o, perlomeno, quella che sembra saper sfruttare meglio: l’autoironia. Solo grazie a questa riesce a far funzionare un’opera che, altrimenti, sottoposta a dure critiche, rischierebbe di cedere sotto i molti punti deboli. Così, anche nelle scene più abusate e nelle frasi fatte più ridondanti, i protagonisti trovano lo spazio per riderci sopra, condividendo i pensieri che già da qualche riga frullavano insistentemente per la testa del lettore. Non prendersi troppo sul serio non è mai un male ed ecco che, nel momento in cui si parla scherzosamente di leggi sulla defecazione dei piccioni, il paragone col trio comico di gargoyle disneyani torna insistentemente a farsi sentire.

 

Gargoyles del Gobbo di Notre Dame

 

Nonostante nel titolo ne sia presente uno solo, i protagonisti sono chiaramente due, come due sono i punti di vista che si alternano (i loro, per l’appunto): un capitolo a testa, senza mai sbagliare un colpo, anche a costo di scriverli da tre pagine, e persino nel momento in cui si incontreranno l’alternanza proseguirà. Lui indaga su omicidi di creature magiche. Lei sta cercando di scoprire le ragioni del suicidio di un parente. Grim è un gargoyle italiano trasferitosi a Parigi come membro della polizia dei gargoyle, deluso dal modo in cui il suo mondo si sta indebolendo: burbero ma bonaccione, alterna momenti in cui parla come un vecchio a momenti in cui sembra un giovincello. Inoltre, gli assassini che cerca sembrano muoversi sulle tracce di una pergamena magica che è finita nelle mani del fratello di lei. Mia, coprotagonista umana cui spettano i ruoli di compiere il viaggio iniziatico e scoprire per la prima volta il mondo di Ghrogonia assieme al lettore, è una ragazza dark. In realtà, dark è solo uno stereotipo da mentalità schematica a pagina 19, ma ammette che si sarebbe fatta vampirizzare volentieri come una vera dark a pagina 107. Non possiede caratteristiche emo ed è abbastanza simpatica dall’inizio alla fine, mentre Grim passa buona parte della prima metà a fare il musone e a lamentarsi di tutto ciò che accade. A chiudere il quadretto due parole sul coboldo Remis, utile ad alleggerire la scena e a venire bistrattato da Grim, ma senza cattiveria.

Venendo ora all’aspetto tecnico ci sono alcuni difetti nella narrazione: il primo che salta all’occhio è l’eccessivo protrarsi di una prima parte in cui succede ben poco, rispetto ad una seconda molto meglio orchestrata che ha i pregi di non essere troppo precipitosa nel finale e quindi, una volta finito il libro, di non lasciare delusi. Il problema al massimo sarà arrivarci. Nulla da eccepire sulla traduzione, eccetto al massimo un “cambiaforma” che si poteva rendere con un termine tecnico più appropriato. Ben gestite le mosse dell’antagonista, il cui ruolo sarebbe filato molto liscio se non fosse stato per la pessima mania di scrivere i suoi piani segreti sul diario personale… Come ulteriore nota a margine, non bisogna mai chiamare Liberi un gruppo di ambigui rivoltosi, perché con un nome simile i lettori avranno ben pochi dubbi nel chiedersi se siano buoni o malvagi.

In definitiva un libro scorrevole e una lettura piacevole dotata del pregio (tutt’altri che indifferente) di non prendersi troppo sul serio. Avesse accorciato un pochino i preliminari…

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